Omelia del Cardinale Oscar Cantoni, nella santa Messa delle ore 17.00
Oggi è giorno di memoria: il compleanno della vostra Comunità parrocchiale che vive in questo territorio all’interno di questa splendida chiesa da trecento anni.
Il Signore risorto fa festa con noi, perché è Lui che ci ama per primo, perciò ci chiama, ci raduna, ci parla, ci santifica, ci rinnova, ci invia in missione.
L’iniziativa è sua. Non nostra. La Chiesa è un popolo radunato nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Ed è doveroso ricordarlo. Diversamente la Chiesa sarebbe intesa come un club, dove degli amici si trovano insieme su loro iniziativa.
Perciò è utile sottolineare da chi parte la nostra convocazione. Non perché l’abbiamo stabilito noi, ma perché è Lui che ci ha radunati insieme e fa di noi il suo popolo santo.
La Chiesa convocata dal Signore risorto e dal suo Spirito d’amore ha trovato qui tante persone che lungo il tempo hanno ascoltato la chiamata del Signore e con il Battesimo hanno imparato a vivere come figli di Dio e come fratelli, membri della stessa famiglia.
Ecco perché oggi ricordiamo le tante persone, uomini e donne, che in questa Comunità hanno accolto nel tempo la chiamata del Signore e l’hanno seguito.
I cristiani, come singoli e come comunità, sono persone che fanno riferimento al Signore Gesù e che vivono alla luce del suo vangelo, accolgono perciò la sua parola, il suo pensiero, si lasciano vivificare dalla grazia dei sacramenti, in modo speciale della Eucaristia, e poi trasmettono e testimoniano con le loro scelte di vita il vangelo di Gesù amando e servendo gli altri, con una attenzione speciale per i più piccoli e per i poveri.
Tutti siamo chiamati ad essere discepoli missionari, che portano ovunque il buon profumo del vangelo, a incominciare dal loro ambiente di vita.
Sono numerose le persone che si sono succedute lungo il tempo in questa chiesa e hanno vissuto da discepoli del Signore. Le vogliamo ricordare tutte con affetto, perché la Chiesa è una comunità fondata sull’amore, sulla tenerezza, sull’amore reciproco, sul rispetto di ciascuno, creato a immagine di Dio.
Sono tanti i cristiani, a partire dai nostri familiari, che ci hanno trasmesso e consegnato la fede, perché cristiani si diventa sostenuti dall’esempio degli altri. Sono solito affermare che l’evangelizzazione comincia dagli occhi. Ciascuno cresce vedendo, toccando con mano la buona testimonianza di fede degli altri. Se si è credibili, allora si è seguiti. Ciascuno si domandi: io sono un cristiano credibile? È meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo, come gi scriveva s. Ignazio martire.
Non basta dirsi cristiani di nome, occorre vivere da cristiani la vita di tutti i giorni, mostrando come la gioia del vangelo indirizzi e guidi una intera esistenza, le nostre scelte quotidiane. E questo nonostante le nostre fragilità e debolezze, i nostri peccati, per cui ciascuno è sempre in uno stato di continua conversione.
È bello, poi, in questo giorno di memoria, ricordare i pastori che si sono succeduti lungo il tempo a edificazione del popolo di Dio.
Un ricordo speciale va indirizzato a don Luigi Barindelli, che tutti ricordano con tanto affetto e gratitudine per la sua lunga presenza in questa Comunità, ma anche non possiamo dimenticare don Giovanni Valassina, che fu poi parroco di Menaggio e successivamente a Como Sant’Agata.
Ciascuno fa dono agli altri di ciò che gli è stato donato. I pastori sono la guida della comunità per la quale si donano con grande impegno, ma anche i laici, che sono l maggioranza del popolo di Dio, hanno molto da offrire, a partire dal santificare il loro tempo in famiglia, nel proprio lavoro, e nelle relazioni interpersonali di ogni giornata.
Tutti abbiamo ricevuto qualcosa in dono e tra noi non c’è che scambio. Non si vive come cristiani da soli, ma insieme, come membri di un unico corpo, il corpo di Cristo. Insieme riceviamo e nello stesso tempo doniamo, ricambiamo.
Evitiamo per favore di pensare la propria parrocchia arroccata dentro uno stretto territorio, chiusa dentro le proprie mura, isolandosi dalle altre Comunità e quasi a difesa dal mondo circostante.
Questa immagine di parrocchia, chiusa in sé stessa ed auto-referenziale, non esiste più perché superata dalle situazioni storiche di oggi.
Posta la centralità della Chiesa locale, la Diocesi, con il vescovo, segno e strumento di unità, che collega la nostra chiesa con la Chiesa universale, siete un tutt’uno con le altre parrocchie, un’unica comunità pastorale, che comprende Griante, Tremezzo, e la vostra parrocchia di Mezzegra, Chiamati a diffondere il vangelo immersi nel territorio in cui il Signore vi ha chiamati a vivere, come il lievito nella pasta.
Nessuna parrocchia deve rinunciare alla propria specificità, alle sue proprie tradizioni, ma tutti possono respirare un medesimo clima spirituale e scambiarsi reciprocamente i beni posseduti perché tutti ne possano usufruire.
Vi invito quindi a sentirvi parte viva della Chiesa, in piena unità con le altre parrocchie, corresponsabili gli uni degli altri, chiamati a sostenersi gli uni gli altri per trasmettere a tutti, anche a coloro che si dicono non interessati alla fede, il buon profumo del vangelo.
A tutti gli uomini, credenti o non, sta a cuore vivere una vita bella, intensa e felice. Il cristianesimo ha ancora molto da suggerire per poter umanizzare la nostra società e soddisfare il cuore di ciascuno.
Ancora le nostre Comunità, e in essa la vostra parrocchia, possono essere attraenti, così da appassionare di nuovo i cuori di quanti camminano con voi.
Siate tutti sale della terra e luce del mondo. E questo ciò che Dio vuole da ciascuno dei suoi figli. Amen. Oscar card. CANTONI